Ha attraversato la settimana appena trascorsa (dal 12 al 18 giugno ) La prima edizione dell’ Arch Week, la settimana dedicata all’architettura e al futuro della città con la direzione artistica di Stefano Boeri promossa dal Comune di Milano , dal Politecnico e dalla Triennale. Il nuovo evento milanese ha indagato ogni singola specificità riguardante l’architettura, soffermandosi su molteplici riflessioni legate ai temi più attuali e profondi quali le periferie e la ricostruzione post sisma in Italia Centrale. Si sono ospitati momenti di ragionamento sul passato e sul futuro della metropoli, sprigionando un’aria di libertà e fresca creatività, che non solo è il motore pulsante di Milano, ma anche l’abbattimento di muri generazionali e in particolar modo culturali, includendo sotto un unico nome diverse arti, linguaggi, espressioni, filosofie e medium. Seguendo quest’orientamento sono stati coinvolti il cinema con Amos Gitai, Paolo Vari e Davide Rapp, il teatro con un evento speciale dedicato a Luca Ronconi e il Teatro dell’Arte – curato da Margherita Palli e Giovanni Agosti – e con una programmazione speciale seguita da Umberto Angelini, la fotografia, che ha  portato la genialità di Oliviero Toscani, Paolo Rosselli e Antonio Ottomanelli, mentre l’arte è stata introdotta dalla poetica di Adrian Paci, fino ad arrivare alla musica che, con Izi, Laioung e Fabri Fibra ha anch’essa contribuito con il suo linguaggio conciso e diretto a sensibilizzare sul tema delle periferie nella grande festa di chiusura in Triennale  Sabato 17 giugno.

 

Lo scopo dell’ Arch Week è stato quella di unire e conciliare punti di vista differenti e complessi, per indagare e creare insieme con nuove intuizioni e progetti   riguardanti questioni etiche, urbanistiche e territoriale. Tra queste le disuguaglianze sociali, le trasformazioni urbane e territoriali, la grande sfida della ricostruzione del Centro Italia – da segnalare la presenza tra gli altri del Commissario Vasco Errani – ed infine anche scambi legati al rapporto tra architettura e geopolitica . Questo il risultato della prima edizione dell’ Arch Week, che come ogni intensa settimana culturale milanese ha alternato momenti dedicati ai grandi protagonisti della scena internazionale quali i catalani RCR, vincitori del Premio Pritzker 2017 (il Nobel dell’architettura) e il grande Maestro nordamericano Peter Eisenman, Elizabeth Diller, progettista della celeberrima High Line di New York , Francis Kéré, architetto del Burkina Faso e progettista del prossimo Serpentine Gallery Pavilion di Londra , ai giovani italiani ed internazionali a cui l’Arch Week ha voluto dedicare un’ampia parte nel giardino della Triennale: parleremo allora – tra gli altri – dei Parasite 2.0, dei Raumplan, Small, Fosbury Architecture e di  Waiting Posthuman Studio.

 

Così come non sono mancati momenti di svago tra concerti, dj set – uno degli eventi  più attesi giovedì 15, la notte curata da Zero – con il giardino della Triennale sempre acceso tra momenti di riflessione, intrecciati a intrattenimenti, talk e spettacoli. Doveroso ricordare un momento mirabile di grande congregazione, come la serata di festa dedicata allo strabiliante Gillo Dorfles.

Questa settimana, dedicata all’architettura con i suoi circa ventimila partecipanti suddivisi tra le due sedi istituzionali (Politecnico e Triennale) con le visite guidate alle case museo, le gite di Polimibus, le incursioni di VespArch e i numerosi eventi diffusi nell’intera città, ha dimostrato non solo l’architettura come linfa vitale , ma anche come epicentro culturale e calamita centripeta creativa con le altre arti, sottolineando il ruolo europeo e poliedrico di Milano quale città innovatrice sempre più in crescita.

Leda Lunghi