Raccontare l’Africa nelle sue moltitudini, nelle variopinte essenze e complessità, osservarla da un punto di vista diverso, nuovo contemporaneo e afrocentrico, in equilibrio tra Occidentalità e Africanismo è lo scopo dei trentatré artisti – provenienti dalle principali aeree culturali subsahariane del continente africano – nella mostra presentata al Pac (dal 27 giugno fino al 11 settembre) dal titolo: Africa. Raccontare un mondo, curata da Adelina von Fürstemberg e da Ginevra Bria, che si è occupata della sezione video e performance. Quest’esposizione svela la duplicità del continente nero che attraverso medium e poetiche diversi, opposti e a volte contrastanti, esprimono l’identità contemporanea di un paese che narra la sua personalità, la sua indipendenza e il cambiamento che sta vivendo confrontandosi con l’occidente, senza celare la presa di coscienza sulle proprie origini.

Billie Zangewa, (Malawi)
The rebirth of the black venus, 2010
silk tapestry, 127x103cm
courtesy private collection

Africa. Raccontare un mondo ha la capacità di coinvolgere con un’immediatezza naturale istintiva e sincera, ma dietro all’apparente semplicità delle opere esposte, si percepisce qualcosa di molto complesso, di sofferto come la consapevolezza delle principali problematiche storico-religiose, etno-antropologiche e la demarcazione del cambiamento economico-sociale. Come quella di Georges Adéagbo, uno dei più famosi artisti africani (scoperto per caso) che ha esposto a Documenta nel 2002, di J.D.’Okhai Ojeikere presentato alla Biennale di Venezia nel 2013, con le sue fotografie di acconciature che associano bellezza e conoscenza, di Gabrielle Goliath giovane fotografa che delinea l’ambito sociopolitico dell’arte presentando un video di immagini che narrano i silenzi della violenza domestica. La loro, come quella degli altri partecipanti, è un’arte legata agli albori e alle tradizioni, ma con una visione verso il futuro, un’ arte che non vuole perdere la propria essenza, che si riflette nell’ estetica della semplicità dei colori cangianti e sfarzosi. Gli artisti necessitano di trovare un’armonia, un equilibrio con l’identità occidentale, la domanda che essi si pongono è come essere unici e plurimi? E’ questa la funzione articolata che l’arte contemporanea africana affronta in questo momento, un ruolo non ancora ben delineato, ma dietro queste opere ci sono sicuramente significati sociali profondi, un’arte che cerca non solo un’identità socio politica, addentrandosi per la prima volta in una in una realtà nuova e avversa come quella occidentale, ma che sente il compito di provare ad abbattere ogni sorta di pregiudizi e tabù.

Leda Lunghi

Romuald Hazoumé (Benin)
Red Chicken ,1999
mixed media,
Courtesy Thierry Barbier-Mueller Collection