Artista allegorico, lega la sua narrazione artistica alla visione temporale e storica dell’umanità, raccontando attraverso le opere la precarietà dell’esistenza umana. Miroslaw Balka incentra la sua poetica su passaggi simbolici, temporali e spaziali, coinvolgendo lo spettatore in questa sua lacerante visione dell’esistenza e utilizzando le opere stesse e i materiali per rituali di purificazione e di guarigione delle ferite. A questa mitologia privata del rituale centro nevralgico delle sue opere sono legati materiali come legno, sale, cenere, sapone, vino, acqua.

L’artista polacco è in un momento di grande splendore in Italia in quanto presente contemporaneamente nelle tre sedi espositive della Galleria Raffaella Cortese (dal 4 maggio al 29 luglio) e per la prima retrospettiva italiana negli spazi Pirelli Hangar Bicocca fino al 30 luglio.

“ In Bezug auf die Zeit” è il titolo della mostra, attraverso cui l’arista vuole esprimere il concetto di tempo (Zeit), in relazione a questa narrazione artistica, troviamo nella sede centrale della galleria in Via Stradella 7, lavori molto rari di fine anni ottanta inizio anni novanta, dove l’artista ha voluto raccontare il suo passaggio tra il figurativo e l’astratto; tra queste opere particolarmente significativa è Blue Wave ( 1990), la prima opera in cui Balka utilizza il sale, elemento rimasto da quel momento in poi fondamentale nella sua ricerca, per la sua doppia valenza significativa, allegorica, simbolica in quanto materiale estremamente bello ma in contemporanea estremamente doloroso quando tocca una ferita aperta, interprete della precarietà della vita , della labilità e dell’instabilità che ci accompagnerà sempre.

Ritroviamo la ritualità e transitorietà del sale in via Stradella 4 in una scultura in acciaio a forma di candelabro, qui è presente un concetto di sacralità intima e liturgica con la presenza dell’acciaio e del suono. L’artista con l’installazione sonora riproduce le parole della canzone di Drupi “sereno è” ripetute in maniera lenta e ritmata quasi come fosse una litania, l’artista riporta la sua poetica di ridonare ai ricordi personali una nuova funzione, torna il gesto del cerimoniale che concede all’arte e in cui vuole immergere il visitatore. La canzone aveva infatti una grande popolarità in Polonia verso la fine degli anni settanta, Balka le ha qui ridonato vita intrecciando memoria e passato, sottolineando anche l’importanza della collaborazione tra artisti, pratica da lui esercitata molte volte.

In Via Stradella 1 risalta maggiormente il dialogo tra materiali come granito e vetro, in un linguaggio fortemente minimalista qui Balka cerca un dialogo tra elementi catalizzando un dialogo fisico con lo spettatore. Le opere sono basate sulla giustapposizione dei materiali che l’artista ha raccolto e poi lasciato nel suo giardino, sulla sua scrivania o appesi alle pareti. L’opposizione tra la forza del granito e la fragilità del vetro mettono in luce il suo linguaggio di profonda leggerezza, di rarefatta pesantezza legata all’impercettibile essenza della vita e così della morte.

 

Leda Lunghi

Miroslaw Balka
230 x 107 x 10 / Blue Wave, 1990, Detail
Wood, steel, concrete, salt
230×107×20 cm
Courtesy the artist and Galleria Raffaella Cortese, Milano
Photo Lorenzo Palmieri

Miroslaw Balka 215 x 135 x 60, 2005 steel, salt 215×135×60 cm Courtesy the artist and Galleria Raffaella Cortese, Milano Photo Lorenzo Palmieri

Miroslaw Balka
250 x 14 x 13, 2017. Deatail
granite, steel, glass, red wine
Courtesy the artist and Galleria Raffaella Cortese, Milano
Photo Lorenzo Palmieri